Massaggi

Sempre più spesso sento le persone dirmi che sono stanche, stressate.

Poi parlando con loro ciò che mi sorprende è che la stanchezza a cui si riferiscono non è tanto quella fisica, ma piuttosto psico-emotiva. Oggi con il termine stress viene definita una situazione psico-fisica-emotiva che con riusciamo a contestualizzare: vuol dire tutto ma non definisce perché ci sentiamo fuori fase.

Diamo la colpa al lavoro, al ritmo frenetico a cui siamo sottoposti, agli innumerevoli impegni che abbiamo quotidianamente, alla famiglia, figli, genitori, scuola e chi più ne ha più ne metta. Ma ci chiediamo mai perché ci siamo fatti travolgere da questo vortice “stressante”?

Siamo sempre tentati a dare la responsabilità al sistema, alle bollette, ai rincari dei prezzi. . . la colpa sta sempre all’esterno: gli altri sono i carnefici e noi sempre e solo le vittime.

Sicuramente il periodo che stiamo vivendo non è tra i più facili e felici, ma da questo momento impegnativo possiamo trarre degli insegnamenti molto importanti. Da ogni periodo buio se ne esce sempre più forti e consapevoli, a patto che iniziamo a prendere coscienza del nostro ruolo e della nostra responsabilità nella vita che stiamo vivendo.

E se ci fosse un modo per cambiare le regole del gioco a cui abbiamo deciso di partecipare? E se potessimo concederci di vedere la situazione da un’altra prospettiva? E se smettessimo di lamentarci e iniziassimo a fare davvero qualcosa per toglierci dal posto in cui siamo che non ci piace?

Siamo portati ad identificarci spesso con la nostra parte fisica: se non avvertiamo dolori nel corpo vuol dire che stiamo comunque bene, che abbiamo solo bisogno di vacanza, di riposo. . siamo solo semplicemente stressati.

Ma cosa vuol dire essere stressati?

Immaginiamo, in maniera molto semplicistica, di essere un tavolino a tre gambe:

° una rappresenta il nostro corpo fisico

° una rappresenta la nostra mente

° una rappresenta le nostre emozioni.

Ora immaginiamo che una di queste tre gambe sia più corta delle altre due anche solo di pochi millimetri. Risultato: il tavolino, anche se in maniera impercettibile, traballerà.

Qualsiasi sia la parte coinvolta, il risultato sarà sempre lo stesso. 

Il legame tra la mente, il corpo e le emozioni ci ha permesso di capire che il  legame tra nostro pensiero, il nostro sentire e ciò che “proviamo” fisicamente non è qualcosa di astratto ma al contrario reale.

La base della medicina psicosomatica sta proprio sul fatto che i traumi, le nostre esperienze di vita, il nostro modo di affrontare le situazioni, il nostro modo di gestire le emozioni possono essere motivo di vulnerabilità per il nostro benessere psico-fisico.

Se consideriamo i traumi, gli incidenti o gli imprevisti quotidiani questi sicuramente hanno un riflesso nel corpo, ma allo stesso modo, rimpianti, lutti, pensieri fissi, rimuginazioni hanno la stessa valenza stressante per la mente.

Disagi e disturbi possono condizionare la nostra mente ma è assolutamente vero anche il contrario.

Molti aspettano di sentire manifesto un dolore o un disagio fisico per fermarsi: a volte il dolore deve essere molto forte perché anche se lo sentiamo “tiriamo avanti” lo stesso. Per quanto riguarda i pensieri e le emozioni invece, quelle non le consideriamo proprio. Ma quante volte ci ritroviamo come un criceto a girare nella ruota dei pensieri e delle emozioni senza renderci conto che ci facciamo travolgere da questa spirale?

Uno dei freni più comuni che hanno le persone è la paura di fermarsi ed ascoltarsi. 

Fermarsi e ascoltare ciò che il nostro corpo ha da comunicarci può significare dover fare i conti con qualcosa che non ci piace ammettere, ovvero le nostre abitudini, i nostri comportamenti, il solito reiterarsi di atteggiamenti quando ci capitano situazioni che ci infastidiscono.

Il nostro fisico, non è solo il mezzo con cui facciamo esperienza in questo spazio-tempo chiamato vita. E’ molto di più se solo iniziassimo a dargli la giusta attenzione.

Noi facciamo sempre affidamento sugli altri perché ci aiutino a stare bene, deleghiamo al medico, agli amici, alle persone più vicine a noi la responsabilità di fare qualcosa o di “salvarci” in qualche modo, soprattutto quando il disagio è emotivo e il dolore è ingestibile.

Dobbiamo iniziare a comprendere che ognuno di noi ha il potere e la capacità di autorigenerarsi per stare bene. E per fare questo lavoro dobbiamo capire qual è il motivo del proprio dolore: quando qualcosa non va il nostro corpo manda messaggi.

Per iniziare ad ascoltare ciò che il corpo ha da comunicarci dobbiamo entrare in contatto con le nostre emozioni: e qui inizia il lavoro più difficile. Ascoltare le emozioni significa iniziare ad ammettere che ci sono, che le stiamo provando, che ci stanno facendo male invece di respingerle e di resistere loro. 

Iniziare a lavorare con il corpo, attraverso lo shiatsu, è un modo gentile e dolce per avvicinarsi all’ascolto intimo con noi stessi. 

La maggior parte delle persone che arrivano in studio da me, mi parlano di un disturbo fisico. È importante per me ascoltare quel disturbo e analizzare la vita della persona nella sua globalità. All’inizio possono non essere chiari i legami che sussistono tra il dolore fisico e la condizione emozionale, ma pian piano quando insieme iniziamo a mettere in ordine i vari tasselli, il quadro prende forma e per il cliente tutto inizia ad avere un senso. . . 

Articoli recenti

Per avere maggiori informazioni clicca qui sotto.